Indicazioni Nazionali nel quadro dell’autonomia scolastica

L'autonomia scolastica, l'apprendimento basato sulle competenze e il nuovo impianto didattico introdotto con le Indicazioni Nazionali hanno cercato di ridisegnare l'istruzione e la formazione. In questo contesto, le sfide per il futuro sono quelle di preparare gli studenti ad un mondo in costante cambiamento e di fornire loro le competenze necessarie per essere cittadini attivi e competenti.

Nel periodo che ha preceduto l’approvazione delle leggi per il decentramento e la riforma della pubblica amministrazione in Italia, si è sviluppato un ampio dibattito a livello europeo riguardante i sistemi di istruzione, formazione e la loro gestione.
Durante questi anni, molti paesi europei stavano stabilizzando il loro panorama politico dopo periodi caratterizzati da frequenti cambi di governo.

Con la fine della divisione Est-Ovest in Europa, si è aperta una nuova fase di costruzione sia dell’Unione Europea sia dell’Unione Monetaria. Questo periodo non è stato privo di difficoltà, in particolare per quanto riguarda la convinzione dei Paesi membri che l’unificazione non avrebbe compromesso la loro sovranità nazionale. 

Il Trattato di Maastricht, firmato nel 1992, ha segnato l’inizio di questo processo di integrazione, inizialmente su basi economiche e successivamente anche politiche.

L’Unione Europea è nata come entità politica con una propria identità distintiva. I paesi membri hanno lavorato per armonizzare la normativa relativa al lavoro e alle politiche sociali e hanno condiviso una politica estera e di sicurezza comune. La cittadinanza dell’Unione è stata istituita con il Trattato di Schengen, che dal 1995 ha permesso la libera circolazione dei cittadini all’interno degli stati membri.

In questo contesto, si è sviluppata una riflessione sui cambiamenti che avrebbero influenzato la società basata sulla conoscenza. Il Libro Bianco di Jacques Delors del 1994 e il Libro Bianco di Édith Cresson del 1995 sono stati due documenti chiave in questo processo.

Il Libro Bianco di Delors si è concentrato sulla disoccupazione nei paesi membri dell’UE, esaminando le cause e proponendo strategie per affrontare e prevenire il problema. La soluzione proposta era basata sull’idea di “imparare ad imparare” per tutta la vita, ponendo l’istruzione e la formazione al centro delle politiche attive del lavoro.

La società dell’informazione, promossa dalla tecnologia, ha avuto un impatto significativo su informazione, partecipazione e democrazia. Per essere preparati a questa rivoluzione, era essenziale un’adeguata formazione e preparazione per gestire i processi di generazione, di trasferimento e di valorizzazione della conoscenza.

Il Libro Bianco di Cresson, “Insegnare e Apprendere. Verso la società conoscitiva”, ha affrontato temi simili, sottolineando come i cambiamenti sociali, economici, produttivi e culturali portati dalla globalizzazione e dal progresso tecnologico richiedessero un cambiamento anche nel sistema scolastico. L’istruzione e la formazione dovevano assumere un ruolo strategico nel preparare le persone ad un apprendimento continuo, formare personale qualificato, avvicinare la scuola al mondo dell’impresa, combattere la marginalizzazione e contribuire al reinserimento lavorativo in un mondo del lavoro in evoluzione.

Nel marzo del 2000, il Consiglio Europeo di Lisbona ha posto come obiettivo per l’Europa quello di diventare un’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica.

In Italia, questo contesto ha fornito lo sfondo per gli sforzi di sburocratizzazione della pubblica amministrazione e per il decentramento della gestione, coinvolgendo anche le istituzioni scolastiche in un profondo processo di riforma. La volontà era quella di rendere le scuole più autonome e responsabili, inserendole in un quadro più ampio di cambiamento e innovazione a livello europeo.

In tale contesto, il DPR 275/1999, con il suo Art. 1 c. 2, sancisce l’autonomia delle istituzioni scolastiche, delineando un quadro in cui l’educazione e la formazione hanno come finalità quella di favorire lo sviluppo umano e assicurare il successo formativo. Ciò ha portato ad un cambiamento fondamentale nell’approccio didattico: da un sistema basato sui programmi ministeriali si è passati alla progettazione curriculare a livello di istituto, caratterizzata da una maggiore libertà e flessibilità.

Le Indicazioni Nazionali diventano il punto di riferimento per le scuole, che nell’ambito di queste linee guida elaborano il Piano dell’Offerta Formativa (POF), fondamentale per definire l’identità culturale e progettuale di ciascuna istituzione. Successivamente alla Legge 107 del 2015, il POF è stato trasformato nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF).

In questo contesto, la progettazione didattica si concretizza nella stesura, condivisione e approvazione di un curricolo verticale e disciplinare, con la scuola che diventa un ambiente di apprendimento dinamico. Secondo l’Art. 1 c. 2 del DPR 275/1999, ogni scuola deve conciliare le finalità del sistema educativo nazionale con le richieste delle famiglie e le caratteristiche degli studenti coinvolti.

La scuola si configura così come una comunità educante, un concetto valorizzato anche nel CCNL Scuola 2015-2018. In questa visione, emergono nuove figure professionali: i dirigenti scolastici, i docenti e il personale ATA, ciascuno con ruoli specifici nell’ambito dell’autonomia scolastica.

La programmazione per competenze diventa un elemento chiave, mirando a sviluppare competenze tecniche e per la vita nei giovani attraverso proposte didattiche innovative. Questo approccio rispetta sia le Indicazioni Nazionali sia il Profilo Educativo e Didattico di Uscita degli Studenti (PECUP), promuovendo un apprendimento continuo in un mondo in rapida evoluzione.

Il tema delle competenze è stato ampiamente dibattuto, soprattutto in contesti globalizzati e digitalizzati, dove l’apprendimento permanente è essenziale. Il Quadro Europeo delle Competenze definisce la competenza come la capacità di applicare conoscenze, abilità e attitudini in contesti lavorativi o di studio.

L’evoluzione del concetto di competenza ha spaziato dalla visione della Scuola di Chicago, che vedeva la competenza come performance, fino agli sviluppi successivi che hanno ampliato la riflessione alla capacità di gestire situazioni professionali complesse. La pedagogia moderna ha arricchito questo dibattito, considerando la competenza come la capacità di affrontare situazioni problematiche nuove con schemi noti e soluzioni creative.

Il DPR 275/1999, la legge n. 53/2003, il D.Lgs n. 59/2009 e il DM n. 139/2007 hanno tutti contribuito ad arricchire il dibattito sulla nozione di competenza,  definendo nuovi standard per le certificazioni e valorizzando il processo educativo orientato alle competenze. Le Indicazioni Nazionali del 2012 sono particolarmente rilevanti in questo contesto, stabilendo obiettivi specifici per lo sviluppo delle competenze.

La legge 107 del 2015 e il D.Lgs n. 62/2017 hanno ulteriormente rafforzato l’importanza della valutazione formativa e della certificazione delle competenze

Il dibattito sulle competenze è tuttora attivo, con un’enfasi crescente sulla necessità di preparare gli studenti ad affrontare con successo un mondo in costante cambiamento.

In definitiva, il riconoscimento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche ed il nuovo quadro delineato con le Indicazioni Nazionali propongono una sfida per gli insegnanti e per le istituzioni educative e formative: proporre situazioni didattiche che stimolino lo sviluppo di competenze adattive e creative, superando il tradizionale approccio basato su verifiche e interrogazioni, orientando invece gli studenti verso un apprendimento basato sulle competenze e sulla risoluzione di problemi reali.

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approfondimenti

Indicazioni Nazionali e innovazione didattica: verso una scuola più inclusiva e partecipativa

L'autonomia scolastica ha innescato una rivoluzione organizzativa e didattica.

Indicazioni Nazionali e Linee Guida: una sfida per la scuola del futuro

L'orizzonte di riferimento delle Indicazioni Nazionali e delle Linee Guida.

Indicazioni Nazionali nel quadro dell’autonomia scolastica

L'autonomia scolastica è l'orizzonte entro cui sono maturate le Indicazioni Nazionali.

Le Indicazioni Nazionali

Le Indicazioni Nazionali offrono una guida essenziale per la progettazione curricolare delle scuole.

Indicazioni Nazionali 2012 del primo ciclo

Indicazioni Nazionali 2012: linee guida per il curricolo del primo ciclo di istruzione.

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faq correlate

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Come contribuiscono le Indicazioni Nazionali allo sviluppo delle competenze degli studenti?

Le Indicazioni Nazionali stabiliscono obiettivi specifici per lo sviluppo delle competenze, promuovendo un approccio didattico orientato all’apprendimento basato sulle competenze e alla risoluzione di problemi reali, per preparare gli studenti a un mondo in rapida evoluzione.

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Cos’è il DPR 275/1999 e quale importanza ha per le Indicazioni Nazionali?

Il DPR 275/1999 stabilisce l’autonomia delle istituzioni scolastiche in Italia, delineando un quadro normativo che pone le basi per le Indicazioni Nazionali. Queste ultime fungono da riferimento per le scuole nell’elaborazione del Piano dell’Offerta Formativa (POF), enfatizzando l’importanza dell’educazione e della formazione per lo sviluppo umano e il successo formativo.

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In che modo la programmazione per competenze cambia l’approccio didattico nelle scuole?

La programmazione per competenze mira a sviluppare abilità pratiche e conoscenze applicabili attraverso metodologie didattiche innovative, superando l’approccio tradizionale basato su verifiche e interrogazioni e orientando gli studenti verso un apprendimento continuo e significativo.

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In che modo le Indicazioni Nazionali influenzano il PTOF?

Le Indicazioni Nazionali fungono da punto di riferimento per le scuole che, seguendo queste linee guida, elaborano il Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF). Questo piano è fondamentale per definire l’identità culturale e progettuale di ciascuna istituzione educativa, garantendo flessibilità e autonomia nella progettazione curriculare.

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Qual è il ruolo delle nuove figure professionali introdotte dal CCNL Scuola 2015-2018?

Nuove figure professionali come i dirigenti scolastici e il personale ATA giocano un ruolo chiave nell’ambito dell’autonomia scolastica, contribuendo alla creazione di un ambiente educativo dinamico e al supporto dello sviluppo delle competenze tecniche e per la vita degli studenti.

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Qual è la finalità dell’educazione e della formazione secondo il DPR 275/1999?

La finalità è di favorire lo sviluppo umano e assicurare il successo formativo degli studenti, conciliando le esigenze del sistema educativo nazionale con quelle delle famiglie e degli studenti.

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Cosa sono le Indicazioni Nazionali?

Le Indicazioni Nazionali rappresentano un insieme di linee guida emanate dal Ministero dell’Istruzione, che hanno l’obiettivo di orientare il sistema educativo nazionale. Questi documenti stabiliscono gli obiettivi di apprendimento e i traguardi che gli studenti devono raggiungere in diversi cicli scolastici. Esse forniscono una cornice di riferimento comune, utile a garantire un’offerta formativa uniforme su tutto il territorio italiano, pur permettendo la flessibilità necessaria per adattare l’insegnamento alle esigenze specifiche di ogni contesto scolastico.

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Come viene trattata la transizione dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria secondo le Indicazioni Nazionali?

Le Indicazioni Nazionali del primo ciclo stabiliscono le basi per una transizione fluida e coerente, considerando questo passaggio come un’evoluzione nel percorso di crescita del bambino. Gli insegnanti sono incaricati di preparare i bambini a questo importante passo, assicurando che siano pronti a intraprendere nuove sfide con fiducia. L’orizzonte di riferimento è anche il curricolo d’istituto che deve essere verticale, ricorsivo e inclusivo.

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Secondo le Indicazioni Nazionali quali competenze e conoscenze sono promosse nella scuola del primo ciclo?

Secondo l’impianto delle Indicazioni Nazionali del primo ciclo, nella scuola primaria, l’accento è posto sull’acquisizione di conoscenze e abilità fondamentali per lo sviluppo di competenze culturali essenziali. Nella scuola secondaria di primo grado, l’attenzione si sposta sull’approfondimento delle discipline specifiche e sullo sviluppo di competenze trasversali e specifiche, includendo anche l’alfabetizzazione informatica e lo studio di lingue straniere.

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Qual è il ruolo dell’educazione alla cittadinanza secondo le Indicazioni Nazionali?

Secondo le Indicazioni Nazionali del primo ciclo, l’educazione alla cittadinanza è centrale nel curricolo e mira a incoraggiare la comprensione e il rispetto dei principi democratici, dei diritti umani e delle responsabilità civiche. Attraverso lo studio della Costituzione e delle dinamiche sociali, si promuove la partecipazione attiva e la coesione sociale.

FAQ

01

Le Indicazioni Nazionali del primo ciclo suggeriscono che l’apprendimento dovrebbe estendersi oltre i confini fisici della scuola, integrando esperienze di vita e sviluppando competenze chiave per l’apprendimento permanente. Le istituzioni scolastiche sono invitate a offrire opportunità educative che vanno oltre la trasmissione di conoscenze di base, promuovendo l’autonomia degli studenti e la loro capacità di autodeterminazione.

02

Le Indicazioni Nazionali hanno introdotto un approccio didattico bottom-up, sostituendo la tradizionale imposizione top-down dei programmi.

Le scuole ora giocano un ruolo di primo piano nella creazione dei curricoli, interpretando le Indicazioni Nazionali come una guida flessibile per sviluppare una progettazione didattica adeguata al contesto.

03

La digitalizzazione introduce nuovi linguaggi e modalità di interazione, offrendo opportunità di apprendimento prima impensabili ma sollevando anche questioni cruciali come la valutazione critica delle fonti, la gestione dell’overload informativo e la sicurezza online.

Le istituzioni scolastiche devono adeguarsi sia nelle infrastrutture materiali che nell’approccio pedagogico per affrontare queste sfide.

04

Nell’ambito delle Indicazioni Nazionali l’evoluzione digitale spinge verso una maggiore personalizzazione dell’apprendimento, valorizzando le inclinazioni e le esigenze individuali degli studenti attraverso percorsi formativi flessibili e adattivi.

Questo richiede un ripensamento della valutazione per riconoscere e certificare un’ampia gamma di competenze e conoscenze.

05

Il profilo di uscita dello studente al termine del ciclo d’istruzione è un punto di riferimento essenziale nel curricolo, stabilendo gli obiettivi di apprendimento per ciascuna disciplina e i traguardi di sviluppo delle competenze che devono essere raggiunti e certificati al termine del percorso scolastico e/o formativo.

06

La sfida maggiore consiste nel bilanciare l’integrazione della tecnologia con la promozione di un’educazione umanistica che valorizzi le competenze sociali, etiche e civiche, mantenendo un approccio olistico all’educazione.

07

La valutazione gioca un ruolo chiave nel percorso educativo, essendo uno strumento di trasparenza e condivisione dei criteri e dei risultati di apprendimento. Diventa un mezzo formativo per gli studenti, aiutandoli a identificare i propri punti di forza e debolezza e a utilizzare queste informazioni per migliorarsi.

08

Per il primo ciclo di istruzione, le Indicazioni Nazionali si basano sul DM 254 del 2012, mentre per la scuola secondaria di secondo grado si riferiscono al Regolamento per gli istituti professionali (DPR n. 87/2010), agli istituti tecnici (DPR n. 88/2010), e alle Indicazioni Nazionali Licei (DPR n. 89/2010).

09

Il curricolo d’istituto rappresenta un elemento cardine dell’autonomia scolastica, essendo il risultato di un processo di sperimentazione e ricerca volto a definire l’identità e la missione educativa di un’istituzione. Per garantire coerenza e qualità nell’educazione, esso viene elaborato in conformità con le Indicazioni Nazionali per il curricolo, che forniscono un quadro di riferimento nazionale sul quale le scuole possono innestare la propria specificità e innovazione pedagogica.

È parte integrante del PTOF di ogni scuola, delineando obiettivi, progetti, metodologie e ogni aspetto che caratterizza l’offerta formativa. Le Indicazioni Nazionali per il curricolo funzionano quindi come un punto di partenza essenziale per le istituzioni scolastiche che mirano a personalizzare la loro offerta formativa in base alle esigenze e alle caratteristiche della propria comunità studentesca, senza perdere di vista gli standard educativi e formativi condivisi a livello nazionale.

10

Le Indicazioni Nazionali e le Linee Guida offrono una bussola per orientare sia la fase collegiale di definizione e costruzione del curricolo sia la pratica didattica quotidiana, fungendo da supporto nella progettazione di un insegnamento che sia conforme agli standard nazionali e sensibile alle specificità del contesto e degli studenti coinvolti.

11

La didattica per competenze si focalizza sullo sviluppo di abilità trasversali attraverso un apprendimento contestualizzato e interdisciplinare, promuovendo metodi didattici innovativi e una valutazione formativa che privilegia il processo e il progresso dello studente.

12

La riforma posiziona la scuola come una comunità educante, in cui l’apprendimento trascende la semplice trasmissione di conoscenze per includere lo sviluppo di valori e relazioni sociali, enfatizzando la collaborazione tra studenti, insegnanti, personale non docente e famiglie.

13

Il curricolo si configura come un elemento centrale dell’innovazione didattica, trasformandosi in un progetto dinamico che le scuole adattano in base alle proprie peculiarità e alle esigenze della comunità scolastica, promuovendo l’acquisizione di competenze trasversali fondamentali.

14

Le Indicazioni Nazionali offrono un riferimento essenziale per le scuole nella formulazione del Piano dell’Offerta Formativa (POF), consentendo a ogni istituto di definire la propria identità e visione pedagogica attraverso la creazione di curricoli verticali e disciplinari.

15

Il DPR n. 275/1999 ha segnato un momento di svolta per il sistema scolastico in Italia, stabilendo le fondamenta per una riforma didattica incentrata sull’autonomia scolastica.

Questa normativa ha innescato un processo di decentramento, spostando il focus dalla conformità ai programmi ministeriali verso una maggiore libertà nella definizione dei curricoli da parte delle singole istituzioni, favorendo un approccio più flessibile ed adattivo all’insegnamento.

16

La programmazione per competenze mira a sviluppare abilità pratiche e conoscenze applicabili attraverso metodologie didattiche innovative, superando l’approccio tradizionale basato su verifiche e interrogazioni e orientando gli studenti verso un apprendimento continuo e significativo.

17

Nuove figure professionali come i dirigenti scolastici e il personale ATA giocano un ruolo chiave nell’ambito dell’autonomia scolastica, contribuendo alla creazione di un ambiente educativo dinamico e al supporto dello sviluppo delle competenze tecniche e per la vita degli studenti.

18

Le Indicazioni Nazionali stabiliscono obiettivi specifici per lo sviluppo delle competenze, promuovendo un approccio didattico orientato all’apprendimento basato sulle competenze e alla risoluzione di problemi reali, per preparare gli studenti a un mondo in rapida evoluzione.

19

Le Indicazioni Nazionali fungono da punto di riferimento per le scuole che, seguendo queste linee guida, elaborano il Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF). Questo piano è fondamentale per definire l’identità culturale e progettuale di ciascuna istituzione educativa, garantendo flessibilità e autonomia nella progettazione curriculare.

20

La finalità è di favorire lo sviluppo umano e assicurare il successo formativo degli studenti, conciliando le esigenze del sistema educativo nazionale con quelle delle famiglie e degli studenti.

21

Il DPR 275/1999 stabilisce l’autonomia delle istituzioni scolastiche in Italia, delineando un quadro normativo che pone le basi per le Indicazioni Nazionali. Queste ultime fungono da riferimento per le scuole nell’elaborazione del Piano dell’Offerta Formativa (POF), enfatizzando l’importanza dell’educazione e della formazione per lo sviluppo umano e il successo formativo.

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normativa

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Libro bianco su Istruzione e Formazione

Il “Libro Bianco su istruzione e formazione” esplora le strategie dell’Unione Europea per promuovere l’istruzione e la formazione in risposta alla disoccupazione, alla globalizzazione e alla rivoluzione tecnologica. Propone azioni per migliorare l’accesso all’istruzione, alla formazione professionale, alla mobilità degli studenti e sottolinea l’importanza dell’apprendimento permanente. Il documento enfatizza la necessità di investire nell’istruzione e nella formazione come mezzi per aumentare la competitività, l’occupazione e la coesione sociale in Europa, promuovendo l’acquisizione di nuove competenze e la lotta contro l’esclusione sociale.

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Decreto Ministeriale n. 139 del 2007

Il “DM n.139 2007” stabilisce le norme per l’adempimento dell’obbligo di istruzione in Italia, estendendo l’istruzione obbligatoria a 10 anni. È finalizzato al conseguimento di un titolo di studio secondario superiore o di una qualifica professionale entro il 18° anno di età. Include disposizioni sui contenuti curriculari, sull’acquisizione di saperi e competenze e sull’integrazione di percorsi di formazione professionale.

Prevede inoltre supporto per studenti diversamente abili e modalità di certificazione dell’assolvimento dell’obbligo di istruzione.

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Legge n. 53 del 2003

La Legge 53 del 2003 è un atto legislativo che delega al Governo la definizione delle norme generali sull’istruzione e i livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale.

Promuove la crescita e valorizzazione della persona umana, rispettando le differenze individuali e le scelte educative delle famiglie, nell’ambito della cooperazione tra scuola e genitori.

Prevede, tra le altre cose, l’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro nel sistema di istruzione.

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Legge 107 del 2015

La Legge 107 del 2015, nota come La Buona Scuola, è una riforma del sistema scolastico italiano. Ha come finalità prioritaria il rilancio dell’autonomia delle istituzioni scolastiche. Rafforza l’orientamento attraverso la realizzazione obbligatorio dell’esperienze dell’alternanza scuola-lavoro e introduce elementi innovativi attraverso il Piano Nazionale Scuola Digitale.

Ha inoltre introdotto il compenso per la valorizzazione del merito e la carta per la formazione del personale docente. Il testo ha previsto alcune deleghe al Governo che ha, conseguentemente, emanato decreti specifici.

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Decreto legislativo n. 62 del 2017

Il Decreto Legislativo n. 62 del 2017 stabilisce norme sulla valutazione degli apprendimenti e sulla certificazione delle competenze nel primo ciclo di istruzione e sugli esami di Stato. Questo decreto mira a riformare la valutazione degli studenti, enfatizzando la valutazione formativa, coerente con l’offerta formativa delle scuole.

Inoltre, tratta la valutazione del comportamento e la partecipazione a rilevazioni nazionali e internazionali per valutare la qualità del sistema educativo. Include anche disposizioni per la valutazione degli studenti con cittadinanza non italiana.

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DPR 275/99: La Chiave dell’Autonomia Scolastica Italiana

Il DPR 275/99 riguarda l’autonomia delle istituzioni scolastiche in vari ambiti, tra cui didattica, organizzazione, ricerca e sviluppo.
Sinteticamente, stabilisce che le scuole, nell’esercizio della loro autonomia, devono:

  1. Didattica e Valutazione: Promuovere iniziative di recupero, sostegno e orientamento, definendo i criteri di valutazione degli alunni e dei risultati raggiunti dalle scuole stesse.
  2. Strumenti e Metodologie: Scegliere strumenti didattici, inclusi i libri di testo, in coerenza con il Piano dell’offerta formativa, favorendo l’uso di tecnologie innovative.
  3. Crediti Formativi: Definire i criteri per il riconoscimento dei crediti e il recupero dei debiti scolastici, tenendo conto dei passaggi tra indirizzi di studio e dell’integrazione con la formazione professionale e il lavoro.
  4. Organizzazione: Gestire in modo flessibile l’orario scolastico e l’impiego dei docenti, promuovendo l’innovazione e il miglioramento dell’offerta formativa.
  5. Ricerca e Sperimentazione: Sostenere la ricerca didattica e l’innovazione metodologica, collaborando con enti locali e istituti di ricerca.
  6. Collaborazione tra Scuole: Creare reti di scuole per condividere esperienze, progetti e risorse, incentivando anche lo scambio di docenti.

In generale, il DPR n. 275 del 1999 supporta un’ampia flessibilità e autonomia organizzativa delle scuole, garantendo tuttavia il rispetto degli obiettivi nazionali e promuovendo la collaborazione con enti locali e altri istituti.

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DM n. 254 del 2012 Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione

Il documento DM n. 254 del 2012 riguarda le Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione in Italia. Esso fornisce una guida dettagliata sui contenuti educativi, gli obiettivi di apprendimento e i traguardi di competenza che gli studenti dovrebbero sviluppare durante la loro formazione.

Copre vari aspetti dell’educazione, inclusa l’importanza dell’integrazione tra diverse discipline, la promozione di un apprendimento attivo e partecipativo e l’attenzione verso lo sviluppo integrale dell’individuo.

Il documento sottolinea la centralità della persona nell’educazione, l’importanza di una cittadinanza consapevole e di un nuovo umanesimo che valorizzi la complessità del sapere e le relazioni tra diverse aree di conoscenza.

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DPR n. 89 del 2009

Il DPR n. 89 del 20 marzo 2009 è un regolamento che stabilisce l’assetto organizzativo e didattico della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione in Italia.

In attuazione di disposizioni legislative precedenti, introduce misure di riorganizzazione e qualificazione per migliorare le opportunità di apprendimento e di crescita educativa, in linea con le Indicazioni Nazionali per il curricolo e con la previsione di un monitoraggio delle attività scolastiche.

Riguarda nello specifico la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado. Comprende le disposizioni per l’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”.

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DPR n.87 del 2010

Il DPR n.87 del 2010 esamina le linee guida per il passaggio al nuovo ordinamento degli istituti professionali in Italia.

Esso mira a riformare l’istruzione professionale per renderla più coerente con le esigenze del mondo del lavoro e dell’innovazione, attraverso azioni come il rafforzamento dell’identità degli istituti professionali, l’innovazione organizzativa, la motivazione degli studenti e la realizzazione di alleanze formative con il territorio.

Le linee guida enfatizzano l’importanza dell’autonomia e della flessibilità per adeguare il curricolo alle richieste locali e agli sviluppi tecnologici, promuovendo approcci pedagogici che favoriscono l’apprendimento attivo e l’integrazione con il mondo del lavoro.

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DPR n.88 del 2010

Il DPR n. 88 del 2010 fornisce linee guida dettagliate per il passaggio al nuovo ordinamento degli istituti tecnici, in risposta alla normativa definita dal DPR n.88 del 15 marzo 2010.

Include indicazioni per rendere riconoscibile l’identità degli istituti tecnici, innovare l’organizzazione scolastica, motivare gli studenti, realizzare alleanze formative sul territorio e progettare e valutare per competenze.

Il documento evidenzia la continuità con il mondo del lavoro, l’aggiornamento didattico e la valorizzazione delle competenze degli studenti per rispondere efficacemente alle esigenze contemporanee di formazione.

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Normativa

01

Il “Libro Bianco su istruzione e formazione” esplora le strategie dell’Unione Europea per promuovere l’istruzione e la formazione in risposta alla disoccupazione, alla globalizzazione e alla rivoluzione tecnologica. Propone azioni per migliorare l’accesso all’istruzione, alla formazione professionale, alla mobilità degli studenti e sottolinea l’importanza dell’apprendimento permanente. Il documento enfatizza la necessità di investire nell’istruzione e nella formazione come mezzi per aumentare la competitività, l’occupazione e la coesione sociale in Europa, promuovendo l’acquisizione di nuove competenze e la lotta contro l’esclusione sociale.

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02

Il “DM n.139 2007” stabilisce le norme per l’adempimento dell’obbligo di istruzione in Italia, estendendo l’istruzione obbligatoria a 10 anni. È finalizzato al conseguimento di un titolo di studio secondario superiore o di una qualifica professionale entro il 18° anno di età. Include disposizioni sui contenuti curriculari, sull’acquisizione di saperi e competenze e sull’integrazione di percorsi di formazione professionale.

Prevede inoltre supporto per studenti diversamente abili e modalità di certificazione dell’assolvimento dell’obbligo di istruzione.

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