Indicazioni Nazionali e innovazione didattica: verso una scuola più inclusiva e partecipativa

Con il riconoscimento dell'autonomia delle istituzioni scolastiche e l'approvazione delle Indicazioni Nazionali per il curricolo l'impianto didattico ed organizzativo delle scuole è stato rivoluzionato, passando dai programmi ministeriali alla progettazione per competenze attraverso il curricolo della singola scuola.

Il DPR n. 275/1999 segna una svolta epocale nel sistema educativo italiano, ponendo le basi per un’innovativa riforma didattica. All’interno di questo quadro normativo, l’Articolo 1, comma 2, gioca un ruolo cruciale, affermando l’autonomia delle istituzioni scolastiche e avviando un progressivo processo di decentramento anche per la scuola e non solo per la pubblica amministrazione.

Questo cambio di rotta ha introdotto una ristrutturazione radicale nel campo dell’insegnamento, dando luogo a una transizione da un sistema rigidamente ancorato ai programmi ministeriali a uno più flessibile, incentrato sulla progettazione curriculare a livello di singola istituzione.

In questo contesto, le Indicazioni Nazionali fungono da riferimento per le scuole, le quali, nell’ambito di queste linee guida, formulano il Piano dell’Offerta Formativa (POF), fondamentale per definire l’identità e la visione pedagogica di ogni scuola. 

La nuova impostazione didattica si traduce nella creazione di curricoli verticali e disciplinari, in un processo di condivisione e approvazione che rende la scuola un ambiente dinamico di apprendimento. Ogni istituto deve allineare gli obiettivi educativi nazionali con le esigenze delle famiglie e le peculiarità degli studenti, come stabilito dall’Articolo 1 comma 2 del DPR 275/1999.

Costruzione del curricolo

La costruzione del curricolo nelle scuole italiane, seguendo il DPR n. 275/1999, rappresenta un processo innovativo e personalizzato.
Il curricolo non è un insieme statico di contenuti definiti a livello centrale, ma diventa un progetto dinamico, che ogni istituto adatta in base alle proprie peculiarità e alle esigenze della comunità scolastica. Questo implica un’analisi attenta delle competenze che gli studenti dovrebbero acquisire al termine del loro percorso di istruzione e formazione, non solo in termini di conoscenze specifiche, ma anche di abilità trasversali come il pensiero critico, la creatività e la capacità di collaborazione.

Un esempio concreto di questo approccio è visibile nella progettazione di percorsi interdisciplinari che collegano diverse materie, come matematica e scienze o storia e letteratura, per costruire un apprendimento più integrato e significativo. 

Inoltre, si introducono metodologie didattiche innovative, come l’apprendimento basato su progetti o il flipped classroom, che permette agli studenti di sviluppare autonomia e responsabilità nel proprio percorso di apprendimento.

Questa nuova assunzione di responsabilità da parte della scuola, riconosciuta autonoma, trasforma la scuola in una vera e propria comunità educante.

Scuola come comunità educante 

La riforma sottolinea il ruolo della scuola come una comunità educante, dove l’apprendimento non si limita alla trasmissione di conoscenze, ma include lo sviluppo di valori, relazioni sociali e senso di appartenenza.
In questo modello, la scuola diventa un luogo di vita, un ambiente in cui studenti, insegnanti, personale non docente e famiglie collaborano attivamente.
Questa visione richiede la creazione di spazi di dialogo e partecipazione, dove le idee e le esigenze di tutti i membri della comunità scolastica sono prese in considerazione.

Un esempio di questa filosofia in azione è il coinvolgimento degli studenti nella gestione di alcuni aspetti della vita scolastica. Ciò favorisce non solo l’apprendimento di competenze sociali e civiche, ma anche la formazione di un senso di responsabilità e appartenenza alla comunità.

Infatti, gli studenti e le studentesse, oltre ad essere coinvolti nella rappresentanza all’interno degli organi collegiali, possono diventare sempre più protagonisti e responsabilizzati attraverso la conoscenza e l’attuazione di quanto previsto dallo Statuto degli studenti e delle studentesse, entrato in vigore grazie al DPR n. 249/1998.

Nel contesto della scuola autonoma emergono chiaramente anche nuove figure professionali: dirigenti scolastici, docenti e personale ATA, ciascuno con compiti specifici nell’ambito dell’autonomia scolastica.

Nuovi profili professionali

Con l’autonomia scolastica, emergono nuovi profili professionali.

I dirigenti scolastici assumono un ruolo responsabile non solo dell’aspetto amministrativo, ma anche del benessere e dello sviluppo professionale del personale docente e non docente.
Essi diventano a tutti gli effetti i legali rappresentanti dell’istituzione scolastica divenuta, a sua volta, ente di diritto pubblico con una personalità giuridica..

Pertanto, la figura del dirigente scolastico, come delineata dall’ art. 25 del D.Lgs n. 165/2001, assume funzioni organizzative, amministrative, gestionale, contrattuale e di direzione educativa.

Infatti, il nuovo inquadramento professionale del dirigente scolastico riconosce a tale figura responsabilità civile, penale, amministrativa, disciplinare e di risultato.

I docenti, da parte loro, mantengono il proprio inquadramento ma potenziano la dimensione di progettualità didattica ed il ruolo di facilitatori dell’apprendimento, piuttosto che semplici trasmettitori di conoscenza. 

Questo implica un aggiornamento costante sulle metodologie didattiche e sulle tecnologie educative, oltre che un’attenzione alla differenziazione didattica per rispondere alle esigenze individuali degli studenti, per garantirne l’inclusione ed il raggiungimento del successo formativo.

Il personale ATA, assistenti amministrativi, assistenti tecnici ed ausiliari, vedono rinnovato il proprio ruolo nel supportare la vita quotidiana della scuola e nell’assistere le attività educative e didattiche, contribuendo alla creazione di un ambiente accogliente e funzionale. Tali figure devono, infatti, supportare i docenti ed il dirigente nell’attuazione dell’autonomia scolastica, assumendo compiti ulteriori e diversi 

In sintesi, queste innovazioni riflettono l’intenzione di innescare un cambiamento profondo nel modo di concepire l’istruzione, ponendo l’accento sulla personalizzazione dell’apprendimento, sullo sviluppo di competenze chiave e sulla creazione di una comunità educante inclusiva e partecipativa.

Programmazione per competenze 

Il focus sulla programmazione per competenze rappresenta un elemento chiave, con l’obiettivo di sviluppare competenze trasversali e per la vita attraverso metodi didattici innovativi.
Questo approccio rispetta sia le Indicazioni Nazionali sia il Profilo Educativo e Didattico di Uscita degli Studenti (PECUP), favorendo un apprendimento continuo in un mondo in rapida trasformazione.

Il concetto di competenza, ampiamente discusso in contesti globalizzati e digitalizzati, consiste nella capacità di applicare conoscenze e abilità in contesti lavorativi o di studio nuovi con creatività ed originalità.

Pertanto, la sfida per gli insegnanti e le istituzioni educative consiste nel proporre situazioni didattiche che promuovano lo sviluppo di competenze adattive e creative.

Questo metodo si concentra non solo sull’acquisizione di conoscenze, ma soprattutto sullo sviluppo di abilità e attitudini che permettono agli studenti di applicare ciò che hanno imparato in contesti diversi e reali. 

L’obiettivo è preparare gli studenti a gestire con efficacia e autonomia le sfide del mondo contemporaneo.

La progettazione didattica incentrata sulle competenze di caratterizza per i seguenti aspetti:

  • Apprendimento Contestualizzato: invece di limitarsi a trasmettere conoscenze astratte, la didattica per competenze cerca di collegare l’apprendimento a situazioni reali e concrete. Questo significa utilizzare esempi pratici, studi di caso, problemi del mondo reale, compiti di realtà e progetti che simulano scenari realistici.
  • Approccio Interdisciplinare: questa metodologia incoraggia l’integrazione di diverse discipline per formare una comprensione più completa e multisfaccettata di un argomento. Per esempio, un progetto potrebbe combinare elementi di matematica, scienze, e tecnologia, promuovendo una visione olistica dell’apprendimento.
  • Sviluppo di Competenze Trasversali: oltre alle competenze che potremmo definire tecniche, si enfatizza lo sviluppo di competenze trasversali come il pensiero critico, la risoluzione di problemi, la collaborazione, la comunicazione efficace, l’autoregolamentazione, saper lavorare in team.
    Queste abilità sono fondamentali per il successo formativo.
  • Valutazione Formativa: la valutazione nell’ambito della didattica per competenze va oltre l’impostazione tradizionale di verifiche e interrogazioni. Si utilizzano metodi come portfolio, autovalutazione, peer review e presentazioni, per valutare non solo il prodotto finale dell’apprendimento ma soprattutto il processo e il progresso dello studente.
  • Ruolo Attivo dello Studente: gli studenti sono coinvolti attivamente nel loro percorso educativo. Sono incoraggiati a prendere decisioni, a esplorare i propri interessi,  collaborare con i compagni, a riflettere sui propri progressi e sulle proprie difficoltà, sviluppando così un senso di responsabilità e autonomia.

La didattica per competenze è, quindi, una risposta diretta alle esigenze di un mondo in continua evoluzione, dove non è sufficiente sapere, ma è fondamentale saper fare, saper essere e saper convivere. Questo approccio prepara gli studenti non solo a superare gli esami, ma a essere cittadini attivi e capaci in una società complessa e interconnessa.

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approfondimenti

Indicazioni Nazionali nel quadro dell’autonomia scolastica

L'autonomia scolastica è l'orizzonte entro cui sono maturate le Indicazioni Nazionali.

Le Indicazioni Nazionali

Le Indicazioni Nazionali offrono una guida essenziale per la progettazione curricolare delle scuole.

Indicazioni Nazionali 2012 del primo ciclo

Indicazioni Nazionali 2012: linee guida per il curricolo del primo ciclo di istruzione.

Indicazioni Nazionali e Linee Guida: una sfida per la scuola del futuro

L'orizzonte di riferimento delle Indicazioni Nazionali e delle Linee Guida.

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faq correlate

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Qual è la rilevanza del DPR n. 275/1999 per il sistema scolastico italiano?

Il DPR n. 275/1999 ha segnato un momento di svolta per il sistema scolastico in Italia, stabilendo le fondamenta per una riforma didattica incentrata sull’autonomia scolastica.

Questa normativa ha innescato un processo di decentramento, spostando il focus dalla conformità ai programmi ministeriali verso una maggiore libertà nella definizione dei curricoli da parte delle singole istituzioni, favorendo un approccio più flessibile ed adattivo all’insegnamento.

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In che modo le Indicazioni Nazionali influenzano la programmazione didattica nelle scuole?

Le Indicazioni Nazionali offrono un riferimento essenziale per le scuole nella formulazione del Piano dell’Offerta Formativa (POF), consentendo a ogni istituto di definire la propria identità e visione pedagogica attraverso la creazione di curricoli verticali e disciplinari.

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Qual è il ruolo del curricolo nell’innovazione didattica secondo il DPR n. 275/1999?

Il curricolo si configura come un elemento centrale dell’innovazione didattica, trasformandosi in un progetto dinamico che le scuole adattano in base alle proprie peculiarità e alle esigenze della comunità scolastica, promuovendo l’acquisizione di competenze trasversali fondamentali.

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Come viene percepita la scuola nell’ottica della riforma scolastica introdotta dal DPR n. 275/1999?

La riforma posiziona la scuola come una comunità educante, in cui l’apprendimento trascende la semplice trasmissione di conoscenze per includere lo sviluppo di valori e relazioni sociali, enfatizzando la collaborazione tra studenti, insegnanti, personale non docente e famiglie.

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Quali sono le caratteristiche principali della didattica per competenze promossa dalle Indicazioni Nazionali?

La didattica per competenze si focalizza sullo sviluppo di abilità trasversali attraverso un apprendimento contestualizzato e interdisciplinare, promuovendo metodi didattici innovativi e una valutazione formativa che privilegia il processo e il progresso dello studente.

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Cosa sono le Indicazioni Nazionali?

Le Indicazioni Nazionali rappresentano un insieme di linee guida emanate dal Ministero dell’Istruzione, che hanno l’obiettivo di orientare il sistema educativo nazionale. Questi documenti stabiliscono gli obiettivi di apprendimento e i traguardi che gli studenti devono raggiungere in diversi cicli scolastici. Esse forniscono una cornice di riferimento comune, utile a garantire un’offerta formativa uniforme su tutto il territorio italiano, pur permettendo la flessibilità necessaria per adattare l’insegnamento alle esigenze specifiche di ogni contesto scolastico.

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Come viene trattata la transizione dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria secondo le Indicazioni Nazionali?

Le Indicazioni Nazionali del primo ciclo stabiliscono le basi per una transizione fluida e coerente, considerando questo passaggio come un’evoluzione nel percorso di crescita del bambino. Gli insegnanti sono incaricati di preparare i bambini a questo importante passo, assicurando che siano pronti a intraprendere nuove sfide con fiducia. L’orizzonte di riferimento è anche il curricolo d’istituto che deve essere verticale, ricorsivo e inclusivo.

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Secondo le Indicazioni Nazionali quali competenze e conoscenze sono promosse nella scuola del primo ciclo?

Secondo l’impianto delle Indicazioni Nazionali del primo ciclo, nella scuola primaria, l’accento è posto sull’acquisizione di conoscenze e abilità fondamentali per lo sviluppo di competenze culturali essenziali. Nella scuola secondaria di primo grado, l’attenzione si sposta sull’approfondimento delle discipline specifiche e sullo sviluppo di competenze trasversali e specifiche, includendo anche l’alfabetizzazione informatica e lo studio di lingue straniere.

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Qual è il ruolo dell’educazione alla cittadinanza secondo le Indicazioni Nazionali?

Secondo le Indicazioni Nazionali del primo ciclo, l’educazione alla cittadinanza è centrale nel curricolo e mira a incoraggiare la comprensione e il rispetto dei principi democratici, dei diritti umani e delle responsabilità civiche. Attraverso lo studio della Costituzione e delle dinamiche sociali, si promuove la partecipazione attiva e la coesione sociale.

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Quali sono i principi guida per l’educazione nella scuola dell’infanzia secondo le Indicazioni Nazionali?

Per la scuola dell’infanzia, le Indicazioni Nazionali del primo ciclo pongono enfasi sulla promozione dell’identità, dell’autonomia, delle competenze e della cittadinanza dei bambini, sostenendoli nell’affermazione della propria identità e nell’esplorazione di ruoli e relazioni diversificate. L’ambiente di apprendimento dovrebbe equilibrare cura, relazione e apprendimento, valorizzando l’esperienza vissuta dagli alunni.

FAQ

01

Le Indicazioni Nazionali del primo ciclo suggeriscono che l’apprendimento dovrebbe estendersi oltre i confini fisici della scuola, integrando esperienze di vita e sviluppando competenze chiave per l’apprendimento permanente. Le istituzioni scolastiche sono invitate a offrire opportunità educative che vanno oltre la trasmissione di conoscenze di base, promuovendo l’autonomia degli studenti e la loro capacità di autodeterminazione.

02

Le Indicazioni Nazionali hanno introdotto un approccio didattico bottom-up, sostituendo la tradizionale imposizione top-down dei programmi.

Le scuole ora giocano un ruolo di primo piano nella creazione dei curricoli, interpretando le Indicazioni Nazionali come una guida flessibile per sviluppare una progettazione didattica adeguata al contesto.

03

La digitalizzazione introduce nuovi linguaggi e modalità di interazione, offrendo opportunità di apprendimento prima impensabili ma sollevando anche questioni cruciali come la valutazione critica delle fonti, la gestione dell’overload informativo e la sicurezza online.

Le istituzioni scolastiche devono adeguarsi sia nelle infrastrutture materiali che nell’approccio pedagogico per affrontare queste sfide.

04

Nell’ambito delle Indicazioni Nazionali l’evoluzione digitale spinge verso una maggiore personalizzazione dell’apprendimento, valorizzando le inclinazioni e le esigenze individuali degli studenti attraverso percorsi formativi flessibili e adattivi.

Questo richiede un ripensamento della valutazione per riconoscere e certificare un’ampia gamma di competenze e conoscenze.

05

Il profilo di uscita dello studente al termine del ciclo d’istruzione è un punto di riferimento essenziale nel curricolo, stabilendo gli obiettivi di apprendimento per ciascuna disciplina e i traguardi di sviluppo delle competenze che devono essere raggiunti e certificati al termine del percorso scolastico e/o formativo.

06

La sfida maggiore consiste nel bilanciare l’integrazione della tecnologia con la promozione di un’educazione umanistica che valorizzi le competenze sociali, etiche e civiche, mantenendo un approccio olistico all’educazione.

07

La valutazione gioca un ruolo chiave nel percorso educativo, essendo uno strumento di trasparenza e condivisione dei criteri e dei risultati di apprendimento. Diventa un mezzo formativo per gli studenti, aiutandoli a identificare i propri punti di forza e debolezza e a utilizzare queste informazioni per migliorarsi.

08

Per il primo ciclo di istruzione, le Indicazioni Nazionali si basano sul DM 254 del 2012, mentre per la scuola secondaria di secondo grado si riferiscono al Regolamento per gli istituti professionali (DPR n. 87/2010), agli istituti tecnici (DPR n. 88/2010), e alle Indicazioni Nazionali Licei (DPR n. 89/2010).

09

Il curricolo d’istituto rappresenta un elemento cardine dell’autonomia scolastica, essendo il risultato di un processo di sperimentazione e ricerca volto a definire l’identità e la missione educativa di un’istituzione. Per garantire coerenza e qualità nell’educazione, esso viene elaborato in conformità con le Indicazioni Nazionali per il curricolo, che forniscono un quadro di riferimento nazionale sul quale le scuole possono innestare la propria specificità e innovazione pedagogica.

È parte integrante del PTOF di ogni scuola, delineando obiettivi, progetti, metodologie e ogni aspetto che caratterizza l’offerta formativa. Le Indicazioni Nazionali per il curricolo funzionano quindi come un punto di partenza essenziale per le istituzioni scolastiche che mirano a personalizzare la loro offerta formativa in base alle esigenze e alle caratteristiche della propria comunità studentesca, senza perdere di vista gli standard educativi e formativi condivisi a livello nazionale.

10

Le Indicazioni Nazionali e le Linee Guida offrono una bussola per orientare sia la fase collegiale di definizione e costruzione del curricolo sia la pratica didattica quotidiana, fungendo da supporto nella progettazione di un insegnamento che sia conforme agli standard nazionali e sensibile alle specificità del contesto e degli studenti coinvolti.

11

La didattica per competenze si focalizza sullo sviluppo di abilità trasversali attraverso un apprendimento contestualizzato e interdisciplinare, promuovendo metodi didattici innovativi e una valutazione formativa che privilegia il processo e il progresso dello studente.

12

La riforma posiziona la scuola come una comunità educante, in cui l’apprendimento trascende la semplice trasmissione di conoscenze per includere lo sviluppo di valori e relazioni sociali, enfatizzando la collaborazione tra studenti, insegnanti, personale non docente e famiglie.

13

Il curricolo si configura come un elemento centrale dell’innovazione didattica, trasformandosi in un progetto dinamico che le scuole adattano in base alle proprie peculiarità e alle esigenze della comunità scolastica, promuovendo l’acquisizione di competenze trasversali fondamentali.

14

Le Indicazioni Nazionali offrono un riferimento essenziale per le scuole nella formulazione del Piano dell’Offerta Formativa (POF), consentendo a ogni istituto di definire la propria identità e visione pedagogica attraverso la creazione di curricoli verticali e disciplinari.

15

Il DPR n. 275/1999 ha segnato un momento di svolta per il sistema scolastico in Italia, stabilendo le fondamenta per una riforma didattica incentrata sull’autonomia scolastica.

Questa normativa ha innescato un processo di decentramento, spostando il focus dalla conformità ai programmi ministeriali verso una maggiore libertà nella definizione dei curricoli da parte delle singole istituzioni, favorendo un approccio più flessibile ed adattivo all’insegnamento.

16

La programmazione per competenze mira a sviluppare abilità pratiche e conoscenze applicabili attraverso metodologie didattiche innovative, superando l’approccio tradizionale basato su verifiche e interrogazioni e orientando gli studenti verso un apprendimento continuo e significativo.

17

Nuove figure professionali come i dirigenti scolastici e il personale ATA giocano un ruolo chiave nell’ambito dell’autonomia scolastica, contribuendo alla creazione di un ambiente educativo dinamico e al supporto dello sviluppo delle competenze tecniche e per la vita degli studenti.

18

Le Indicazioni Nazionali stabiliscono obiettivi specifici per lo sviluppo delle competenze, promuovendo un approccio didattico orientato all’apprendimento basato sulle competenze e alla risoluzione di problemi reali, per preparare gli studenti a un mondo in rapida evoluzione.

19

Le Indicazioni Nazionali fungono da punto di riferimento per le scuole che, seguendo queste linee guida, elaborano il Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF). Questo piano è fondamentale per definire l’identità culturale e progettuale di ciascuna istituzione educativa, garantendo flessibilità e autonomia nella progettazione curriculare.

20

La finalità è di favorire lo sviluppo umano e assicurare il successo formativo degli studenti, conciliando le esigenze del sistema educativo nazionale con quelle delle famiglie e degli studenti.

21

Il DPR 275/1999 stabilisce l’autonomia delle istituzioni scolastiche in Italia, delineando un quadro normativo che pone le basi per le Indicazioni Nazionali. Queste ultime fungono da riferimento per le scuole nell’elaborazione del Piano dell’Offerta Formativa (POF), enfatizzando l’importanza dell’educazione e della formazione per lo sviluppo umano e il successo formativo.

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normativa

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Decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 8 marzo 1999

Il Decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 8 marzo 1999 stabilisce le norme relative al riconoscimento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche italiane.

Definisce i principi dell’autonomia didattica, organizzativa e di ricerca, sperimentazione e sviluppo. Demanda a ciascuna istituzione scolastica autonoma la definizione e l’approvazione del piano dell’offerta formativa e del curricolo di istituto.

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DPR n. 249 del 24 giugno 1998

Il DPR 24 giugno 1998, n. 249 rappresenta un documento chiave nell’ambito dell’ordinamento scolastico italiano, avendo istituito lo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria.

Questo regolamento segna un passo fondamentale verso la codificazione dei diritti e dei doveri degli studenti, sottolineando l’importanza di un ambiente scolastico basato su principi di rispetto, partecipazione attiva, inclusione e dialogo.

Attraverso la definizione di un quadro normativo chiaro, il DPR mira a promuovere una comunità scolastica equa e democratica, dove ogni studente possa godere di opportunità formative di qualità, partecipare alla vita scolastica in modo responsabile e contribuire al miglioramento continuo del contesto educativo.

Al contempo, stabilisce un sistema disciplinare equilibrato, volto non solo al rispetto delle regole, ma anche al recupero e alla valorizzazione dell’individuo, in linea con i principi educativi e formativi dell’istruzione secondaria italiana.

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Articolo n. 25 del D.Lgs n. 165 del 2001

L’Articolo 25 del Decreto Legislativo n. 165 del 2001 stabilisce il quadro normativo relativo ai dirigenti delle istituzioni scolastiche, delineando le responsabilità, le funzioni e il percorso di formazione richiesto per capi di istituto.

Introduce la qualifica dirigenziale per i dirigenti scolastici, sottolineando l’importanza della gestione unitaria delle istituzioni scolastiche, la responsabilità sulla gestione delle risorse e l’obiettivo di assicurare la qualità dei processi formativi.

Inoltre, specifica le modalità di valutazione dei dirigenti, i poteri di direzione e il coinvolgimento nelle relazioni sindacali e nella promozione di iniziative per migliorare l’offerta formativa.

Il decreto prevede inoltre un percorso di formazione obbligatorio per i dirigenti, dettagliando le modalità di attuazione e valutazione di tali corsi, nonché l’equiparazione della direzione di alcune istituzioni artistiche e culturali alla dirigenza scolastica.

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DPR 275/99: La Chiave dell’Autonomia Scolastica Italiana

Il DPR 275/99 riguarda l’autonomia delle istituzioni scolastiche in vari ambiti, tra cui didattica, organizzazione, ricerca e sviluppo.
Sinteticamente, stabilisce che le scuole, nell’esercizio della loro autonomia, devono:

  1. Didattica e Valutazione: Promuovere iniziative di recupero, sostegno e orientamento, definendo i criteri di valutazione degli alunni e dei risultati raggiunti dalle scuole stesse.
  2. Strumenti e Metodologie: Scegliere strumenti didattici, inclusi i libri di testo, in coerenza con il Piano dell’offerta formativa, favorendo l’uso di tecnologie innovative.
  3. Crediti Formativi: Definire i criteri per il riconoscimento dei crediti e il recupero dei debiti scolastici, tenendo conto dei passaggi tra indirizzi di studio e dell’integrazione con la formazione professionale e il lavoro.
  4. Organizzazione: Gestire in modo flessibile l’orario scolastico e l’impiego dei docenti, promuovendo l’innovazione e il miglioramento dell’offerta formativa.
  5. Ricerca e Sperimentazione: Sostenere la ricerca didattica e l’innovazione metodologica, collaborando con enti locali e istituti di ricerca.
  6. Collaborazione tra Scuole: Creare reti di scuole per condividere esperienze, progetti e risorse, incentivando anche lo scambio di docenti.

In generale, il DPR n. 275 del 1999 supporta un’ampia flessibilità e autonomia organizzativa delle scuole, garantendo tuttavia il rispetto degli obiettivi nazionali e promuovendo la collaborazione con enti locali e altri istituti.

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DM n. 254 del 2012 Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione

Il documento DM n. 254 del 2012 riguarda le Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione in Italia. Esso fornisce una guida dettagliata sui contenuti educativi, gli obiettivi di apprendimento e i traguardi di competenza che gli studenti dovrebbero sviluppare durante la loro formazione.

Copre vari aspetti dell’educazione, inclusa l’importanza dell’integrazione tra diverse discipline, la promozione di un apprendimento attivo e partecipativo e l’attenzione verso lo sviluppo integrale dell’individuo.

Il documento sottolinea la centralità della persona nell’educazione, l’importanza di una cittadinanza consapevole e di un nuovo umanesimo che valorizzi la complessità del sapere e le relazioni tra diverse aree di conoscenza.

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DPR n. 89 del 2009

Il DPR n. 89 del 20 marzo 2009 è un regolamento che stabilisce l’assetto organizzativo e didattico della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione in Italia.

In attuazione di disposizioni legislative precedenti, introduce misure di riorganizzazione e qualificazione per migliorare le opportunità di apprendimento e di crescita educativa, in linea con le Indicazioni Nazionali per il curricolo e con la previsione di un monitoraggio delle attività scolastiche.

Riguarda nello specifico la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado. Comprende le disposizioni per l’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”.

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DPR n.87 del 2010

Il DPR n.87 del 2010 esamina le linee guida per il passaggio al nuovo ordinamento degli istituti professionali in Italia.

Esso mira a riformare l’istruzione professionale per renderla più coerente con le esigenze del mondo del lavoro e dell’innovazione, attraverso azioni come il rafforzamento dell’identità degli istituti professionali, l’innovazione organizzativa, la motivazione degli studenti e la realizzazione di alleanze formative con il territorio.

Le linee guida enfatizzano l’importanza dell’autonomia e della flessibilità per adeguare il curricolo alle richieste locali e agli sviluppi tecnologici, promuovendo approcci pedagogici che favoriscono l’apprendimento attivo e l’integrazione con il mondo del lavoro.

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DPR n.88 del 2010

Il DPR n. 88 del 2010 fornisce linee guida dettagliate per il passaggio al nuovo ordinamento degli istituti tecnici, in risposta alla normativa definita dal DPR n.88 del 15 marzo 2010.

Include indicazioni per rendere riconoscibile l’identità degli istituti tecnici, innovare l’organizzazione scolastica, motivare gli studenti, realizzare alleanze formative sul territorio e progettare e valutare per competenze.

Il documento evidenzia la continuità con il mondo del lavoro, l’aggiornamento didattico e la valorizzazione delle competenze degli studenti per rispondere efficacemente alle esigenze contemporanee di formazione.

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DPR n.89 del 2010

Il DPR n. 89 del 2010 regolamenta la revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei in Italia. Esso stabilisce le basi per una riforma comprensiva dei licei, mirata a razionalizzare l’utilizzo delle risorse e aumentare l’efficienza del sistema scolastico.

Dettaglia l’organizzazione dei percorsi liceali, gli obiettivi formativi, la durata degli studi e le modalità di valutazione. Prevede inoltre specifiche disposizioni per l’aggiornamento e la valutazione della programmazione in risposta alle esigenze emergenti del mondo educativo, universitario e lavorativo.

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Libro bianco su Istruzione e Formazione

Il “Libro Bianco su istruzione e formazione” esplora le strategie dell’Unione Europea per promuovere l’istruzione e la formazione in risposta alla disoccupazione, alla globalizzazione e alla rivoluzione tecnologica. Propone azioni per migliorare l’accesso all’istruzione, alla formazione professionale, alla mobilità degli studenti e sottolinea l’importanza dell’apprendimento permanente. Il documento enfatizza la necessità di investire nell’istruzione e nella formazione come mezzi per aumentare la competitività, l’occupazione e la coesione sociale in Europa, promuovendo l’acquisizione di nuove competenze e la lotta contro l’esclusione sociale.

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Normativa

01

Il “Libro Bianco su istruzione e formazione” esplora le strategie dell’Unione Europea per promuovere l’istruzione e la formazione in risposta alla disoccupazione, alla globalizzazione e alla rivoluzione tecnologica. Propone azioni per migliorare l’accesso all’istruzione, alla formazione professionale, alla mobilità degli studenti e sottolinea l’importanza dell’apprendimento permanente. Il documento enfatizza la necessità di investire nell’istruzione e nella formazione come mezzi per aumentare la competitività, l’occupazione e la coesione sociale in Europa, promuovendo l’acquisizione di nuove competenze e la lotta contro l’esclusione sociale.

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02

Il “DM n.139 2007” stabilisce le norme per l’adempimento dell’obbligo di istruzione in Italia, estendendo l’istruzione obbligatoria a 10 anni. È finalizzato al conseguimento di un titolo di studio secondario superiore o di una qualifica professionale entro il 18° anno di età. Include disposizioni sui contenuti curriculari, sull’acquisizione di saperi e competenze e sull’integrazione di percorsi di formazione professionale.

Prevede inoltre supporto per studenti diversamente abili e modalità di certificazione dell’assolvimento dell’obbligo di istruzione.

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