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Autonomia scolastica: contesto storico, sociale e culturale

Approfondiamo l'evoluzione dell'autonomia scolastica in Italia, evidenziando il contesto storico, sociale e culturale che ha portato alle riforme degli anni '90 e 2000. Dalla legge n. 59/1997 al DPR n. 275/1999, esploriamo come queste iniziative hanno inserito le istituzioni educative in un contesto prima piramidale , poi, in un contesto di rete, ponendo le basi per un sistema educativo orientato al successo formativo dello studente e alla valorizzazione delle competenze professionali nella scuola. Il concetto di scuola come comunità educante emerge come pilastro fondamentale, promuovendo una cultura di dialogo e partecipazione attiva di tutti gli attori del processo educativo.

Il processo di decentramento e di riforma della pubblica amministrazione in Italia, avviatosi con l’articolo 21 della legge n. 59/1997, si inserisce in un contesto europeo di riflessione sulla governance dei sistemi di istruzione. 

Questo periodo storico è caratterizzato dalla stabilizzazione degli equilibri politici in Europa e dalla costruzione dell’Unione Europea, culminata con il Trattato di Maastricht del 1992. Il contesto è anche segnato da un impegno nell’armonizzazione delle norme sul lavoro e sulle politiche sociali, oltre alla libera circolazione dei cittadini sancita dal Trattato di Schengen. 

La riflessione sui processi di cambiamento nella società della conoscenza è testimoniata dai Libri Bianchi di Delors (1994) e della Cresson (1995), che sottolineano l’importanza dell’istruzione e della formazione come strumenti di politica attiva del lavoro e per prepararsi alla società dell’informazione.

Lo scenario nel nostro Paese

L’Italia, all’epoca dell’approvazione della legge n. 59/1997, si trovava in un momento di transizione definito dalla nascita della Seconda Repubblica. 

La riforma dell’amministrazione pubblica e il decentramento gestionale miravano a rendere il sistema più efficiente e vicino alle esigenze dei cittadini. 

Queste riforme hanno posto le basi per una profonda trasformazione delle istituzioni scolastiche, coinvolgendole in un processo di riforma che mirava a passare da una struttura piramidale a una rete, con l’obiettivo di migliorare l’autonomia e l’efficacia del sistema educativo.

Da una struttura piramidale alla rete

Il riconoscimento dell’autonomia funzionale alle istituzioni scolastiche, attraverso l’articolo 21 della legge n. 59/1997 e con l’entrata in vigore del DPR n. 275/1999, ha segnato un cambio di paradigma, da un modello centralizzato a uno di rete. Questo ha comportato una riorganizzazione amministrativa e didattica, con l’abolizione di numerose norme e l’adozione di nuovi modelli di gestione e di valutazione. 

Il nuovo approccio mirava a valorizzare l’autonomia delle scuole e a promuovere una maggiore responsabilizzazione nel contesto educativo.

Una rivoluzione?

L’introduzione dell’autonomia scolastica intendeva rappresentare una vera e propria rivoluzione, ponendo al centro dello scenario educativo lo studente e il suo successo formativo. 

Questa visione ha richiesto un approccio orientato allo sviluppo di competenze attraverso contesti di apprendimento formale, informale e non formale, con l’obiettivo di garantire un investimento sui saperi fondamentali e sullo sviluppo culturale, sociale e professionale degli studenti.

Revisione delle figure professionali nella scuola 

La riforma ha avuto bisogno di rivedere le figure professionali operanti nella scuola e ne ha riconfigurato il ruolo, con l’obiettivo di adeguare le competenze e le responsabilità alle esigenze di un sistema scolastico autonomo e dinamico. 

Questo ha implicato una revisione degli inquadramenti e dei ruoli, nonché l’adozione di nuove modalità di gestione e di valutazione delle competenze.

È nata la dirigenza scolastica e sono stati rivisti i profili professionali del personale ATA.

Scuola come comunità educante

Il concetto di scuola come comunità educante sottolinea l’importanza della partecipazione di tutti gli attori del processo educativo (docenti, personale ATA, famiglie, studenti) alla vita scolastica. 

Questa visione promuove una cultura di dialogo, di ricerca e di esperienza sociale, volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni, in linea con i principi democratici e i valori fondamentali dell’educazione.

La trasformazione della scuola italiana, innescata dalle riforme degli anni ’90 e 2000, rappresenta un impegno continuo verso l’innovazione e l’adeguamento del sistema educativo alle esigenze di una società in rapida evoluzione. 

Questo processo richiede una costante riflessione sulle pratiche didattiche, sulla gestione scolastica e sul ruolo dell’istruzione nella promozione dello sviluppo individuale e collettivo.

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Che cos’è l’autonomia scolastica in Italia e come si inserisce nel contesto europeo?

L’autonomia scolastica in Italia, iniziata con l’articolo 21 della legge n. 59/1997, rappresenta una riforma strutturale mirata a decentralizzare la gestione delle istituzioni scolastiche per rendere il sistema educativo più reattivo e adeguato alle esigenze locali.

Questo movimento si colloca in un ampio contesto europeo che, seguendo il Trattato di Maastricht e gli accordi di Schengen, punta verso l’armonizzazione delle politiche educative, sociali e di lavoro.
L’obiettivo è rafforzare l’istruzione come leva per l’integrazione europea e la mobilità, nonché come strumento fondamentale per l’inserimento nel mercato del lavoro e la partecipazione attiva alla società dell’informazione.

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Come è evoluto il ruolo dei docenti con l’introduzione dell’autonomia scolastica?

Con l’avvento dell’autonomia scolastica, il ruolo dei docenti ha subìto una trasformazione significativa. Questa riforma ha richiesto una maggiore flessibilità e adattabilità da parte dei docenti, che ora devono non solo trasmettere conoscenze ma anche promuovere lo sviluppo di competenze trasversali negli studenti, come il pensiero critico e la capacità di apprendimento autonomo.

I docenti sono inoltre chiamati a partecipare attivamente alla gestione scolastica, contribuendo alla definizione del progetto educativo dell’istituto, alla valutazione degli apprendimenti ed alla certificazione delle competenze, in linea con le specifiche esigenze del contesto locale e degli studenti.

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Dal 2000, anno di riconoscimento dell’autonomia alle scuole, ad oggi il processo avviato ha prodotto gli effetti auspicati?

Il tema avrebbe bisogno di una trattazione più articolata. Tuttavia, si può ritenere che molte variabili abbiano inciso negativamente, producendo un mancato pieno ed autentico esercizio dell’autonomia scolastica.

Fra i tanti fattori, vanno evidenziati i seguenti: riforme calate dall’alto, mancanza di coinvolgimento nelle riforme attraverso sperimentazioni, tagli lineari di risorse economiche e umane, eccessiva presenza di personale precario ed instabile, riforme che hanno minato la partecipazione consapevole degli organi collegiali.

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In che modo la scuola è vista come comunità educante nel contesto dell’autonomia scolastica?

Nel contesto dell’autonomia scolastica, la scuola si trasforma in una comunità educante, dove l’apprendimento è il risultato dell’interazione tra tutti i membri della comunità scolastica, inclusi docenti, studenti, personale ATA e famiglie.

Questa visione enfatizza l’importanza del dialogo, della partecipazione e della collaborazione per creare un ambiente educativo stimolante e inclusivo. La scuola come comunità educante promuove la responsabilità condivisa nel processo educativo, valorizzando le esperienze e le competenze di ciascun membro per arricchire il percorso formativo degli studenti e favorire la loro crescita complessiva.

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Quali sono stati gli impatti dell’autonomia scolastica sul successo formativo degli studenti?

 L’introduzione dell’autonomia scolastica ha segnato un cambio di paradigma nel sistema educativo italiano, ponendo maggior enfasi sul successo formativo dello studente. Ciò ha implicato un orientamento verso un apprendimento più personalizzato, che considera le diverse esigenze, potenzialità e stili di apprendimento degli alunni.

La nuova impostazione promuove metodi didattici innovativi e flessibili, con l’obiettivo di sviluppare competenze chiave e di preparare gli studenti ad affrontare con successo le sfide del mondo contemporaneo. Questo approccio mira a migliorare l’efficacia dell’istruzione e a garantire che ogni studente possa raggiungere il proprio pieno potenziale.

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Legge 59 del 1997 – Articolo 21

L’articolo 21 della Legge 15 marzo 1997 n. 59 riguarda l’autonomia delle istituzioni scolastiche italiane. Il processo rientra nella più ampia riforma della pubblica amministrazione nota come riforma Bassanini. Esso prevede la progressiva attribuzione di funzioni amministrative dalle autorità centrali e periferiche alle istituzioni scolastiche. Questo include l’estensione della personalità giuridica e l’ampliamento dell’autonomia per tutti i tipi di istituti di istruzione.

Vengono stabiliti criteri per l’attribuzione di autonomia e personalità giuridica, basati su requisiti dimensionali e territoriali specifici. La legge promuove anche l’autonomia organizzativa e didattica, incentivando la flessibilità, l’efficienza e l’efficacia del servizio scolastico, l’integrazione delle risorse e l’uso di tecnologie innovative.

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Decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 8 marzo 1999

Il Decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 8 marzo 1999 stabilisce le norme relative al riconoscimento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche italiane.

Definisce i principi dell’autonomia didattica, organizzativa e di ricerca, sperimentazione e sviluppo. Demanda a ciascuna istituzione scolastica autonoma la definizione e l’approvazione del piano dell’offerta formativa e del curricolo di istituto.

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DPR 275/99: La Chiave dell’Autonomia Scolastica Italiana

Il DPR 275/99 riguarda l’autonomia delle istituzioni scolastiche in vari ambiti, tra cui didattica, organizzazione, ricerca e sviluppo.
Sinteticamente, stabilisce che le scuole, nell’esercizio della loro autonomia, devono:

  1. Didattica e Valutazione: Promuovere iniziative di recupero, sostegno e orientamento, definendo i criteri di valutazione degli alunni e dei risultati raggiunti dalle scuole stesse.
  2. Strumenti e Metodologie: Scegliere strumenti didattici, inclusi i libri di testo, in coerenza con il Piano dell’offerta formativa, favorendo l’uso di tecnologie innovative.
  3. Crediti Formativi: Definire i criteri per il riconoscimento dei crediti e il recupero dei debiti scolastici, tenendo conto dei passaggi tra indirizzi di studio e dell’integrazione con la formazione professionale e il lavoro.
  4. Organizzazione: Gestire in modo flessibile l’orario scolastico e l’impiego dei docenti, promuovendo l’innovazione e il miglioramento dell’offerta formativa.
  5. Ricerca e Sperimentazione: Sostenere la ricerca didattica e l’innovazione metodologica, collaborando con enti locali e istituti di ricerca.
  6. Collaborazione tra Scuole: Creare reti di scuole per condividere esperienze, progetti e risorse, incentivando anche lo scambio di docenti.

In generale, il DPR n. 275 del 1999 supporta un’ampia flessibilità e autonomia organizzativa delle scuole, garantendo tuttavia il rispetto degli obiettivi nazionali e promuovendo la collaborazione con enti locali e altri istituti.

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